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venerdì 19 febbraio 2021

La storia delle Sunbonnet Sue

Per chi, come me, ama lo stile  country, avrà visto molto spesso le Sunbonnet Sue applicate su coperte patchwork tipicamente old america. I disegni delle  bamboline, si possono anche trovare, spesso e volentieri su molti progetti giapponesi (zacca style).




Quindi dove nascono, e perché si chiamano così?

Ho fatto una ricerca scoprendo che sono state  inventate, nel 1897, da Bertha Corbett Melchior scrittrice ed illustratrice americana di libri per bambini


La peculiarità di queste figure è data sicuramente dal cappello e dal viso che non viene mai mostrato

Si racconta che nascondesse volutamente i volti per far vedere che i suoi personaggi potevano esprimere emozioni anche solo con il corpo, ma c'è anche chi asserisce che lo facesse perché non era in grado di disegnare i visi.





La svolta e il successo dei suoi personaggi, arrivano quando incontra lo scrittore Eulalie Osgood. Lui scrive le novelle e lei le illustra. Iniziano una collaborazione e nel 1902 esce il primo libro: The Sunbonnet Babies Primer che racconta la storia di tre bambine: Molly, May e Katie

Il successo non si fa attendere


In trenta anni vengono scritti altri libri, nove dei quali disegnati proprio da Bertha.

Le Sunbonnet diventano iconiche e raffigurate ovunque, addirittura vennero riprodotti disegni per il ricamo Redwork(classici ricami con il filo rosso).

 


Il nome sunbonnet è stato ripreso dai copricapo tipici dei puritani, usati obbligatoriamente dalle donne  quando erano fuori casa. Indossato dall'alba al tramonto, cambiava le fantasie dei tessuti in base alla "funzione", a volte venivano impreziositi da ricami e nastri

Divennero l'emblema dello stile country proprio perché usati dalle "ragazze di campagna"

Spero che questa storia vi sia piaciuta!

Buon venerdì

venerdì 9 ottobre 2020

Il nostro viaggio negli States : Amish Country (Pennsylvania)




[Nostalgia]
Sono passsati due anni dal nostro viaggio negli States... 
Ci sono luoghi magici laddove il tempo si è fermato. Qui ritrovi la semplicità ormai persa nel tempo, e quella sensazione di armonia e tranquillità. 
Panni stesi al vento su lunghi fili o sotto i porticati delle case. Bambini con abiti d'altri tempi che giocano a palla nel giardino della loro scuola, che sembra uscita dal set della Casa nella prateria. Ragazze che guidano con disinvoltura il loro calesse, altre che camminano a fianco di strane biciclette. Piccole cuffiette bianche, cappelli di paglia, abiti scuri con le bretelle, grembiuli bianchi, piedi scalzi altri con scarpe e tanti sorrisi...tantissimi..
Loro sono gli Amish, una comunità che vive in uno spazio temporale ormai, per noi, dimenticato.
Fin da bambina avevo una forte curiosità verso di loro, mi hanno sempre affascinata. Ringrazio di cuore mio marito che, a sorpresa, mi ha portato in questi luoghi che mai e poi mai mi sarei sognata di poterli visitare, vivere e assaporare. Ho pianto per l'emozione, non c'è l'ho fatta a trattenermi e non me ne vergogno.
Un sogno diventato realtà, emozioni indescrivibili, farfalle nello stomaco...